Politica – Le pubblicità sessiste di Laura Boldrini

Pubblicità sessiste

Fa sorridere la presa di posizione della Presidentessa Boldrini che meno di 48 ora fa ha esternato la propria indignazione davanti ai contenuti pubblicitari proposti dai mass media. La notizia è stata proposta in anteprima tra l’ennesima crisi di governo e la presunta (e consueta) infrazione alle norme europee per quanto riguarda l’applicazione dell’IVA.  Infrazione che, per chi non lo sapesse, determinerà un’ulteriore procedura amministrativa a danno del Paese, aumentando le tasse che i cittadini italiani saranno chiamati a pagare. Immaginavamo quindi che la notizia fosse di un certo calibro e che l’onorevole desse inizio a una crociata contro la mercificazione del corpo femminile e il diffuso cattivo gusto che da anni affligge la televisione italiana. Modelle distese su divani con atteggiamenti ammiccanti (neanche fossero esposte sul banco di una salumeria!), quindicenni che pubblicizzano tonici anti-age e tristissimi comici che prima saltano la fila dicendo agli anziani “Scusi, siamo del settore” e poi cercano di far ridere confondendo Cina e Giappone (perché, suvvia, gli orientali son tutti uguali!).

No.

Il problema non è la ridondanza dei glutei in primo piano. Né l’onnipresenza di pubblicità di pannolini, scatolette per cani ed assorbenti all’ora in cui si mangia. Non è neanche la maleducazione ed il razzismo che vengono ricondotte a “simpatiche macchiette” del furbone di turno.

Ultima speranza: che l’onorevole si sia scagliata contro le cosiddette pubblicità “fraudolente”? Quelle che ti scrivono in carattere 72 che puoi attivare un servizio, ma che inseriscono a fondo pagina, con carattere 8 scritto giallo su bianco, che in realtà stai accettando l’espianto di un rene?

Neanche.

Il problema sta nella colazione. O meglio, nel fatto che dopo essere state per decenni associate a profumi, macchine, uomini vincenti, moda, lati B scultorei, yogurt, naturali regolarità e sottaceti, le donne oggi sono viste come “oggetti” da ricondurre al momento della brioche.  Al bando le famigliole felici che abbiamo visto per anni alla televisione! L’associazione di idee “uomo e bambini al tavolo, donna che spignatta” è insidiosa perché determina una visione sessista dei ruoli domestici.

La domanda sorge spontanea: le donne che hanno fatto il ’68, hanno chiesto a gran voce il riconoscimento dei propri diritti, hanno lottato per il diritto ad un aborto gratuito, libero ed assistito, hanno voluto dire la propria sul divorzio, si sono confrontate per anni con una busta paga più bassa di quella dei loro colleghi maschi, ma queste donne hanno davvero condotto le loro battaglie per sentirsi dire che il problema consiste nel capire chi deve servire ‘sto benedetto cornetto?

Si tranquillizzino le signore: l’uguaglianza formale tra sessi esiste.

E lo dimostra Guido Barilla con un’intervista a Radio Zanzara, dove la sua presa di posizione genera la stessa perplessità delle parole della Boldrini. A finire nell’occhio del ciclone, però, non sono né le donne né le brioche, ma i gay. A detta del presidente di uno dei gruppi alimentari più importanti in Italia, questi sarebbero incapaci di incarnare l’ideale “sacrale” di famiglia propugnato dall’azienda e pertanto sarebbero esclusi dal mercato della pasta Barilla.

http://video.corriere.it/guido-barilla-la-zanzara-mai-spot-gay/6413f6a8-2692-11e3-a1ee-487182bf93b6

Alla luce di così eclatanti dichiarazioni, ci auguriamo di sentire presto un’altra voce autorevole. Quella di Pippo Pampers, noto testimonial della casa produttrice di pannolini. Non sia mai che l’assunzione del simpatico pachiderma (maschio) non sia stata effettuata in ottemperanza al D.lgs 198/2006.